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Storia del Palio

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Storia del Palio - Pagina 6 Empty IL CORTEO STORICO NEL REGOLAMENTO

Messaggio  jabru Mar Feb 06, 2018 7:54 pm

Le norme che disciplinano lo svolgimento della passeggiata storica.





“Non è una festa. E’ un delirio al cui contagio sfuggono solo i protagonisti della parata….intenti a fornire un saggio della loro abilità nel gioco della bandiera ma col professionale distacco che richiede quella solennità liturgica”. Con queste parole Indro Montanelli descriveva il corteo storico del Palio che, così come riporta il primo comma dell’art. 72, consiste “nella rievocazione figurata degli ordinamenti, dei costumi e della grandezza della Medioevale Repubblica Senese, con particolare riguardo alle Contrade, le quali, con le loro Comparse, ne formano la parte principale”. Il regolamento disciplina in modo dettagliato ogni fase della sfilata che precede di due ore la carriera, tra le quali la riunione delle comparse, che si effettua alle ore e nei luoghi prescritti dall'Autorità Comunale, a cura di Funzionari ed Agenti da questa a ciò delegati, la composizione di esse ed il loro ordine di sfilata (artt. 73, 77, 78), nonché lo schema del corteo composto da 14 gruppi e contenuto dell’allegato B al regolamento. Ogni contrada, almeno due giorni prima di quello del Palio, “deve presentare al Sindaco una nota contenente il nome di tutti i figuranti per l’approvazione”(art.75). In tale lista deve essere poi indicato anche il nominativo della persona incaricata di recare il costume che il Fantino deve indossare per la Corsa e di ritirare quello di parata indossato dal Fantino stesso nel Corteo. Nel caso in cui alcuni nomi dei figuranti non venissero approvati, “ne viene dato avviso senza motivazione al capitano della contrada che deve provvedere alla sostituzione ed inviare al Comune una nuova nota”. Tutti i figuranti, tranne il fantino, che per nessun motivo può essere sostituito da altro figurante montato sul Soprallasso, “debbono avere idonea prestanza fisica ed essere vestiti coi costumi della rispettiva Contrada, i quali risultano dai bozzetti approvati dall'Autorità Comunale, senza di che la Comparsa non può essere ammessa al Corteo”. Quest'ultima disposizione vale anche per le bandiere portate dai Figuranti, i bozzetti delle quali debbono essere sempre sottoposti alla preventiva approvazione del Comune. L’obbligo di far approvare i disegni delle bandiere risale ai primi dell’800, quando le contrade cominciarono a presentare bandiere stravaganti, di foggia bizzarra, utilizzando anche colori non tradizionali. Fu così ordinato a ciascuna contrada di presentare alla Deputazione ai festeggiamenti tutte le nuove bandiere realizzate per la preventiva approvazione. Esse dovevano avere “disegni all’uso antico cioè con strisce larghe ed i colori dovevano essere gli stessi fissati dal Magistrato Comunitativo”, che sono rimasti pressoché invariati fino ad oggi. Fa parte integrante della comparsa della contrada che partecipa al Palio anche il barbero recato alla briglia dal barbaresco, e l’art. 76 vieta alle contrade “di esimersi, sotto qualsiasi pretesto, di farlo intervenire nel corteo. Soltanto in casi eccezionali, e cioè quando l'eccessiva irrequietezza del cavallo desse luogo ad inconvenienti o pericoli, il Sindaco, udito il parere dei Deputati della Festa, ha facoltà di disporre che venga condotto direttamente nella Corte del Podestà”. Nell’agosto 2006, ad esempio, la dirigenza della Tartuca decise di ritirare il proprio barbero dal corteo senza la dovuta autorizzazione e tale comportamento costò alla contrada una deplorazione.

I figuranti debbono sottostare senza discutere agli ordini del Maestro di Campo, nominato dalla Giunta ed avente il compito di dirigere e disciplinarne lo sfilamento del corteo, e dei Rotellini. Per far sì che la passeggiata mantenga la solennità liturgica citata dal Montanelli, l’art. 79 vieta ai figuranti, “pena la sospensione temporanea o l’espulsione a vita da far parte del corteo, tutta una serie di comportamenti inadeguati tra i quali fumare, gridare, soffermarsi per parlare con spettatori, prendere bibite od altro, togliersi il copricapo od altra parte del costume, o portare oggetti che non facciano parte di questo”. Una volta ultimato il loro giro di pista, essi dovranno, dopo aver deposto armi, insegne ed altri oggetti portati nel corteo, prendere posto nell’apposito palco eretto sotto il Palazzo Pubblico dal quale non potranno scendere prima della fine della carriera, sotto pena dell’allontanamento dalla Piazza o delle sanzioni appena riportate (art. 80).

Il lungo testo dell’art.81 fissa in 4 le sbandierate che le contrade partecipanti al Palio debbono eseguire nel loro giro di Piazza (Palco dei Giudici, Fonte Gaia, San Martino e Cappella). In occasione del Palio di luglio 2009, la Civetta, in segno di dolore a seguito dell’infortunio del proprio cavallo per la prova generale, decise di non fare le sbandierate canoniche, limitandosi ad eseguire l’ “otto” durante il giro di Piazza. In tale comportamento fu riscontrata una violazione al regolamento che fu sanzionata con una censura. Le contrade che non corrono, oltre alle alzate di saluto al Casato ed alla Cappella, ne effettueranno una sola, contemporanea, quando saranno tutte e sette sistemate nella pista. Il tutto accompagnato dai rintocchi di Sunto e dagli squilli della Marcia del Palio eseguiti dalla Fanfara di Palazzo. Interessante infine l’ultimo comma dell’art. 81 il quale prevede che “le sbandierate debbono essere eseguite con nella maniera tradizionale, con aggraziati movimenti e giuochi, che diano risalto alla loro abilita, ma senza eccessivi virtuosismi che richiedano un tempo maggiore di quello stabilito dal Maestro di Campo, cui spetta il compito d'imporre la cessazione e di segnalare tutte le infrazioni all'Autorità Comunale, per i provvedimenti disciplinari del caso”, come successe, ad esempio, nell’agosto 1984 quando, in occasione della sbandierata finale, gli alfieri di Torre ed Oca (con quest’ultimo che addirittura subì u richiamo dal Maestro di Campo), ritardarono ingiustificatamente la loro alzata, e per tale motivo furono entrambe sanzionate con una censura. Il corteo si chiude con una sbandierata collettiva, detta Sbandierata della Vittoria o sbandierata finale, introdotta nel 1919 come omaggio ai reduci della Grande Guerra, che viene eseguita dal tamburino e da un solo alfiere di ogni contrada. Durante tale sbandierata, “i valletti del Comune provvederanno a portare il drappellone sul Palco dei Giudici, dal quale sarà calato solo a carriera terminata da parte del capitano della contrada vittoriosa soltanto dopo che la mossa sia stata valida ed i Giudici della Vincita abbiano emesso il loro inappellabile verdetto sull'esito della corsa” (art. 88.1).



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Storia del Palio - Pagina 6 Empty L'ALLEGATO B AL REGOLAMENTO

Messaggio  jabru Lun Feb 12, 2018 8:33 pm

Lo schema dei 14 gruppi della passeggiata storica.

Il corteo storico, o così come viene comunemente chiamato dai senesi, la passeggiata storica, è definita da molti studiosi come un corteo “anti - storico” in quanto propone un vero e proprio percorso a ritroso nel tempo, che parte celebrando la Repubblica di Siena nel suo massimo splendore e si chiude con l’ingresso del Carroccio che richiama alla mente le grandi battaglie medievali, in primis quella di Montaperti. L’ordine di ingresso del corteo attuale, modificato nel 1981 e mantenuto tale anche dopo il rinnovo dei costumi del 2000, è disciplinato dall’allegato B al regolamento per il Palio. Il corteo si compone di 14 gruppi per un totale di quasi 600 figuranti che sfilano sul tufo agli ordini del Maestro di Campo, coadiuvato dai suoi aiuntanti, i cosiddetti rotellini. Lo sparo del mortaretto, alle 17.20 a luglio ed alle 16.50 ad agosto, annuncia l’entrata in Campo della sfilata che precede di circa 2 ore la carriera, e contemporaneamente, dalla Torre del Mangia, Sunto comincia a diffondere quel suono di bronzo che tanto colpì Eugenio Montale. La passeggiata si apre con l’ingresso dei 6 Mazzieri che recano la mazza degli ambasciatori, che sono seguiti dal vessillifero a cavallo recante la Balzana senese, scortato da 4 Comandatori, ai quali era riservato il compito di controllare l’incedere dell’esercito. La Fanfara del Palio, l’unico gruppo nel quale è ammessa la presenza femminile e composta da 12 tamburini, 18 trombetti con chiarine d’argento e 30 musici con strumenti vari, da il primo tocco musicale al corteo intonando le note della Marcia del Palio del maestro Formichi, il cui ascolto provoca sensazioni indescrivibili a tutti i senesi, e che, assieme al cupo rintocco del Campanone ed al rullo dei tamburi, costituisce la colonna sonora del corteo. Sfilano poi i 67 vessilliferi delle città, potesterie, terre e castelli dell’antica Repubblica, mentre una posizione privilegiata spetta alle rappresentanza di Massa Marittima, alleata fondamentale nella battaglia di Monteaperti, che sfila con un tamburino, il vessillifero e 3 balestrieri, e quella di Montalcino (un tamburino il vessillifero e 4 arcieri), roccaforte ed ultimo baluardo della repubblica senese dopo la sua caduta in mano fiorentina e sino alla sua resa definitiva nel 1559. Il vessillifero ed i paggi recanti la targa, l’elmo e la spada, precedono l’ingresso del Capitano del Popolo a cavallo con palafreniere, l’autorità che tutelava i popolani dai soprusi dei nobili e che aveva il compito di guidare l’esercito in battaglia. Lo seguono i vessilliferi dei Terzi, i centurioni dei Terzi ed i Capitani delle Masse dei Terzi (i territori appena fuori le mura), tutti a cavallo con palafreniere. Il terzo gruppo comprende la rappresentanza dello Studio senese che celebra la nostra Università, una delle più antiche al mondo, fondata nel 1241, e si compone di 2 tamburini, 1 vessillifero, il Rettore, 4 docenti delle materie di Diritto, Natura, Filosofia medica e Teologia, e 4 studenti. Il vessillifero, i tamburini ed i 3 magistrati della Mercanzia, l’organo con competenza e giurisdizione in materia di commercio, precedono l’entrata dei 6 rappresentanti del popolo delle 17 contrade, preceduti dal vessillifero recante l’insegna dell’arte caratteristica di ogni rione: Aquila - Notai; Bruco - Setaioli; Chiocciola - Cuoiai; Civetta - Calzolai; Drago - Banchieri; Giraffa - Pittori; Istrice - Fabbri; Leocorno - Orafi; Lupa - Fornai; Nicchio - Vasai; Oca - Tintori; Onda - Falegnami; Pantera - Speziali; Selva - Tessitori; Tartuca - Maestri di Pietra; Torre - Battilana; Valdimontone - Ligrittieri. Dopo il paggio porta Masgalano, scortato da due paggi armati, entrano le comparse delle contrade partecipanti al Palio che sfilano seguendo l’ ordine di estrazione poi, separate da 12 paggetti con festoni di alloro, è il turno delle altre 7 non partecipanti che, rispetto alle precedenti, non hanno ovviamente né il barbero né il soprallasso. Il corteo sta ormai volgendo alla fine e, dalla Bocca del Casato, ecco spuntare le 6 contrade non più esistenti, comunemente chiamate contrade soppresse (Gallo, Leone, Orso, Quercia, Spadaforte e Vipera), i cui cavalieri sfilano con la celata dell’elmo abbassata. E’poi il turno dei balestrieri, ai quali era demandata la difesa del Palazzo Pubblico. Nel loro gruppo sfilano il vessillifero, il Capitano, 2 tamburini, 4 Pavesari che sorreggono il Pavese, il grande scudo ligneo che serviva da riparo per i balestrieri quando dovevano ricaricare la loro arma, 4 balestrieri con balestra grande e 16 con balestruccio. E’ poi il turno del Capitano di Giustizia (l’ autorità che fino al 1777 aveva la giurisdizione penale sulla città) a cavallo con palafreniere, scortato da 4 fanti armati di roncone. Il momento clou del corteo arriva con l’ingresso del Carroccio recante il drappellone e trainato da 4 buoi di razza chianina, condotti da 4 bovari. Sul carro prendono posto 6 trombetti, l’inserviente porta Palio, il valletto che suona la Martinella (la piccola campana che chiamava a raccolta i soldati per l’ultima preghiera prima della battaglia) e, seduti sul grande sedile ligneo, i 4 di Balia. La Balia era una commissione di cittadini sorta in principio con poteri assai limitati che ha acquisito nel corso dei secoli sempre maggiore importanza, fino a divenire, dopo la caduta della repubblica, una magistratura indipendente che si occupava, tra l’altro, dell’organizzazione delle feste pubbliche. Il Carroccio, scortato da 8 fanti con roncone, è seguito dai cavalieri di 6 famiglie nobili senesi: i D’Elci – Pannocchieschi (stemma rosso con arabeschi oro e aquila imperiale coronata), i Piccolomini( stemma bianco e celeste con croce e 3 mezzelune), i Salimbeni (stemma rosso con rombi oro), i Salvani (stemma bianco e blu con stelle a 6 punte inquartate), i Tolomei (stemma blu e bianco con fascia bianca a 3 lune) e gli Ugurgeri (stemma oro con tre leoni neri che circondano una ruota rossa). Chiudono la sfilata 6 paggi con festoni di alloro.

Quando la pista è ormai sgombra e mentre i valletti comunali accompagnano il drappellone al Palco dei Giudici, restano sul tufo solo il tamburino ed un alfiere di ciascuna contrada per la sbandierata finale, terminata la quale, un silenzio quasi irreale avvolge la Piazza; l’ora della carriera è finalmente arrivata.

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Storia del Palio - Pagina 6 Empty IL DRAPPELLONE E GLI ALTRI PREMI

Messaggio  jabru Mar Feb 20, 2018 8:54 pm

Il capitolo 7 del regolamento per il Palio, composto da soli 4 articoli, tratta dei premi per le contrade ma anche per i proprietari dei cavalli vincitori sul Campo. Il lungo testo dell’art.93 indica in modo dettagliato tutti gli elementi obbligatori che debbono essere presenti nel drappellone, il drappo di seta dipinto che va in premio alla contrada che giunge per prima al bandierino. Tra di essi vi sono, "per la corsa del 2 Luglio, l'immagine di Maria Santissima che si venera nella Chiesa di Provenzano e per quella del 16 Agosto l'immagine di Maria Vergine Assunta in cielo. Il drappellone reca poi sempre la data della corsa, lo stemma della Balzana, eventualmente insieme agli altri due del Comune, gli stemmi degli antichi Terzieri della Città e quelli del Capo dell'Amministrazione Comunale in carica e delle dieci Contrade che corrono". Tanta discussione ha suscitato tra i senesi l’esotico cencio dello scorso agosto dipinto dalla pittrice Sinta Tantra, soprattutto a causa dell’assenza nell’opera della figura del cavallo. Come si può vedere dalla norma appena citata, esso non rientra tra gli elementi obbligatori e, per quanto il cavallo sia l’attore principale della nostra festa e la sua raffigurazione nel drappellone riscaldi sempre i cuori dei contradaioli, l’artista non è tenuto a rappresentarlo. Sempre l’art.93 spiega come "in alcuni casi il Comune possa indicare il soggetto del drappellone (e non come troppo spesso ed erroneamente si sente dire la dedica; il Palio e sempre e solo dedicato alla Verigine….), quando non lo fa, l’autore è libero di proporlo. Per gli straordinari, oltre agli elementi obbligatori, il pittore deve far riferimento alla ricorrenza per cui la corsa viene effettuata".

Solitamente il Comune, per mezzo della Giunta, sceglie pittori di fiducia, italiani o internazionali. Talvolta però può essere indetto un concorso per la realizzazione del cencio, le cui modalità sono stabilite dalla Giunta stessa, la quale nomina pure la commissione giudicante composta dal Sindaco e da altri 4 membri di cui uno scelto dal Magistrato. L’ultimo concorso fu indetto nel 2015 e risultò vincitore l’artista Francesco Mori. Oltre al drappellone, la contrada vincitrice del Palio di luglio riceverà dal Comune 70 monete d’argento dell’antica repubblica senese, quella vincitrice ad agosto ne riceve invece 50. L’usanza di consegnare queste monete fu ripresa in tempi piuttosto recenti (1981), ispirandosi ad una tradizione sorta con la nascita del Palio alla tonda che prevedeva un premio in danaro di 60 tolleri d’argento accanto al tradizionale drappellone. Alla contrada viene inoltre rilasciata un’attestazione ufficiale della vittoria.

Al proprietario del cavallo vincitore, oltre ad un premio in denaro stabilito di volta in volta dall’amministrazione comunale, viene assegnato, solitamente nella cerimonia di consegna del Masgalano, tanto per i Palii ordinari che straordinari, una bandiera di seta recante lo stemma della Città e la data della corsa (art. 96), comunemente chiamata “bandierino”, in passato denominato “paliotto”, la cui introduzione ufficiale nel regolamento è datata 1901.

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