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Da Piazza del Campo

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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Piazzetta Luigi Bonelli: il babbo di Rompicollo

Messaggio  jabru Mar Lug 19, 2016 4:49 pm

PIAZZETTA LUIGI BONELLI È DEDICATA ALL’ARTISTA AUTORE DE “LA RAGAZZA DEL PALIO” E BABBO DI ROSANNA BONELLI DETTA ROMPICOLLO, CHE CORSE IL PALIO NELL’AQUILA.

Era un selvaiolo Luigi Bonelli e proprio nella sua Contrada si trova la piazzetta a lui dedicata il 17 aprile 1979 (delibera del Consiglio Comunale n. 407). Piazzetta Luigi Bonelli, in passato chiamata popolarmente piazza di San Desiderio, si apre a metà di Via Monna Agnese.

Si caratterizza principalmente dai resti della facciata dell’ex Chiesa di San Desiderio, della quale oggi resta soltanto la facciata in conci di pietra, il portale romanico e la lunetta soprastante, mentre il corpo di fabbrica è destinato ad esercizio commerciale proprio nella piazzetta Luigi Bonelli. La chiesa è tra le più antiche di Siena, essendo menzionata già nel 1012, fu irrimediabilmente danneggiata dal terremoto del 1798.
Luigi Bonelli nacque a Siena il 18 luglio nel 1892. Talento eclettico che eccelse come scrittore, giornalista, radiocronista (fu sua la prima radiocronaca del Palio) presentatore, poeta, commediografo e perfino come disegnatore (disegnò anche i bozzetti per le monture della sua Contrada, la Selva).

In campo cinematografico e teatrale usò spesso, si dice, un po’ per esterofilia e un po’ nella convinzione che il pubblico non amasse il repertorio nazionale, lo pseudonimo di Wassili Cetov Stenberg. Tra i suoi lavori teatrali più conosciuti possiamo citare “Dramma di sogni” del 1926, “Il medico della signora malata” del 1927, “L’imperatore” e “Boccaperta in Furberia”, scritte negli anni successivi.
L’operetta di ambiente paliesco intitolata “Rompicollo“, ormai un classico a livello senese, ebbe un notevole successo tanto che fu rappresentata in Italia e all’estero. Nel 1932 Alessandro Blasetti girò a Siena “Palio”, un film di intrigo, la cui sceneggiatura si ispirò proprio ad alcune novelle del Bonelli, e il film fu proiettato con buon successo nelle sale italiane.
La figlia di Luigi Bonelli, Rosanna, corse un Palio nel 1957 per i colori dell’Aquila e prese per l’occasione il nome di “Rompicollo”, in onore alla famosa opera paterna. Rompicollo non vinse quella Carriera, ma è rimasta comunque nella storia del Palio al punto che, nello stesso anno la sua vicenda ispirò il famoso film “La ragazza del Palio” di Luigi Zampa. Nella pellicola girata nello stesso anno la Bonelli fu scelta come controfigura dell’attrice americana Diana Dors.

Maura Martellucci

Roberto Cresti da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Lupa, niente Piazza del Campo. Il priore: "Cena nel rione"

Messaggio  jabru Mer Lug 20, 2016 6:21 pm

Siena, 20 luglio 2016 – «Una cosa è sicura: la cena della vittoria si svolgerà nel rione. Stiamo pensando a Fontenuova». La Lupa, nonostante il grande numero di contradaioli che vorrà partecipare all’evento, dopo 27 anni di digiuno, dunque non cede alla tentazione di puntare su un allestimento in Piazza del Campo come fece invece la Torre lo scorso anno. «C’erano varie ipotesi – prosegue il capitano-priore Gabriele Gragnoli –, si era pensato anche a via Garibaldi ma appaiono chiari i disagi per il traffico. Qualcuno non avrebbe visto male neppure via Montanini, con il placet eventuale del Drago però ci sono gli esercizi commerciali. Abbiamo escluso tali idee e, come detto, restiamo a casa nostra, in Fontenuova».

Poi le date. «Il calendario non è ancora pronto. Nel senso che i festeggiamenti si svolgeranno fra il 18 settembre e il primo di ottobre. Non sappiamo se allestire prima la festa nel rione poi la cena, oppure fare quest’ultima e la festa dopo i cenini. C’è tutto il tempo per muoversi», prosegue Gragnoli. Che lunedì sera ha svolto la relazione Palio in un’assemblea gremitissima. «Bello farla con il Drappellone accanto, è stata emozionante , commovente, esaltante e appassionata. ‘In meno di tre mesi sono passati 27 anni’, ho concluso».

Formata poi una commissione speciale che conterrà tre sotto-commissioni: Numero Unico, cena della vittoria, Festa e ricevimento delle autorità. In modo da varare un’idea unica e, sulla base di questa, poi fare tutto il resto. Non si lavora a compartimenti stagni ma viene condiviso tutto, all’insegna di quel ricompattamento che è stato la cifra del mandato Gragnoli. «Quella centrale, che darà l’imprinting, è della cena della vittoria dove deus ex machina sarà Mario Catoni. Fu lui, già nell’89 – prosegue Gragnoli – a realizzare il numero unico che ancora si ricorda per originalità». Gli ex dirigenti coinvolti sono Viviani (Numero unico), Martone (cena della vittoria) e Piperno (festa nel rione e ricevimento), unitamente a numerosi contradaioli e ai tre vicari Petrangeli, Giannini e Rosini.

di LAURA VALDESI da La Nazione
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty IN EVIDENZA, PALIO Umberto Ceccherini (Pantera): “Ci sono leggi inspiegabili al mondo”

Messaggio  jabru Gio Lug 21, 2016 5:57 pm

UMBERTO CECCHERINI, CONTRADAIOLO DELLA PANTERA, RACCONTA ETTORE BASTIANINI E CI APRE LE PORTE SUI PENSIERI DI UN SENESE GENUINO, SEMPLICE, INNAMORATO DELLE SUE TRADIZIONI.

Ci muoviamo sul filo di una canzone sussurrata, una lieta melodia che traccia la storia di una tradizione, che si snoda tra i dolci ricordi di un tempo lontano, ma ancora talmente vivo da far battere il cuore e scendere le lacrime. Umberto Ceccherini ha 66 anni, è un contradaiolo della Pantera, ha le mani grandi da fabbro e il cuore e la voce leggeri, da artista. Un tenore che sembra ragionare in musica, sorridente, ma duro e schietto quando l’ardore gli muove l’anima, una preziosissima memoria sulla vita di Ettore Bastianini, grande baritono e storico capitano della sua contrada, del quale Umberto conserva un tenero ricordo d’infanzia. Ci troviamo all’Osteria del Bigelli in Piazza del Campo, dove Ela, un’amica, ci accoglie con gentilezza. Durante la nostra chiacchierata, ci raggiunge la moglie, che si siede con noi ad asoltare i racconti e i pensieri di un uomo genuino, innamorato di Siena e delle sue tradizioni. Umberto Ceccherini ci canta il Palio, la Pantera, la bellezza di Siena.

Cos’è e cosa è stato Ettore Bastianini per la Pantera?

“La Pantera è molto legata alla figura di Ettore Bastianini. Ogni anno, ormai da decenni, viene organizzato un concerto in suo onore nella Chiesa del Carmine (anche questo 29 luglio) dall’Unione Corale Senese Ettore Bastianini. Io parteciperò in rappresentanza della mia contrada. Un punto di riferimento continuo, culturale e contradaiolo. Ettore Bastianini era ed è un nome famoso nel mondo, anche se devo dire che Siena si è accorta di lui un po’ in ritardo. Non è mai stato un uomo troppo considerato, perché era estremamente semplice, un contradaiolo cresciuto sulle lastre, di quelli che sono cresciuti giocando per strada. E’ stato anche un capitano “semplice”, ma pur sempre una figura che metteva soggezione, con quella sua grande voce… Ettore Bastianini cantava anche solo aprendo bocca per parlare!”

La figura di Bastianini è stata di ispirazione anche per lei e per la sua carriera nella musica?

“Ti spiego, io ho fatto il fabbro tutta la vita. Sono nato in via dei Mantellini, nella casa sopra alla bottega e la mia infanzia l’ho passata tra casa, bottega e giardino… Proprio in questo giardino, si affacciava la finestra della cucina di Bastianini. Ogni volta che tornava dalle sue performance all’estero, noi s’aspettava Ettore che arrivava con la sua Porsche rossa e mi ricordo che era quasi una festa, lo aspettavamo con trepidazione! Per me è stata una grande fonte di ispirazione, era un personaggio mitico, un uomo prestante, carismatico, con questo tono di voce importante che attirava l’attenzione”.

Il bel canto, lo stornello, il sedersi tutti insieme e cantare per ore… Tutto questo si è un po’ perso nel tempo?

“La musica prima era considerata una compagnia, un aiuto di vita, tanto che i barbieri suonavano tutti uno strumento. Oggi abbiamo questo strano attrezzo di alluminio e quant’altro che si chiama telefono e si sostituisce al canto, alla musica… Di conseguenza, ognuno si illude di poter cantare o magari di essere un fotografo! Ora ci si fa’ un selfie… E non si parla nemmeno più l’italiano! Comunque il canto in contrada manca da più tempo, sempre per un discorso di modernizzazione, contaminato dai suoni di discoteche e locali che sono suoni più semplici, orecchiabili. La semplicità ha portato la gioventù a dimenticare i suoni veri”.

Insieme a questo, sono stati dimenticati anche altri valori, secondo lei?

“Sì, ed è normale. Noi senesi eravamo unici, vivevamo in una città divisa in 17 famiglie! Addirittura, prima si riusciva a riconoscere la contrada di questo o di quell’altro senza saperla e bisogno di vedergli il fazzoletto al collo, perché ogni famiglia aveva le proprie caratteriristiche. Allargando i territori, si sono formate altre culture, si parla meno di contrada. Negli anni ’80 con Umberto Poggiolini detto lo Sgoga, si parlava proprio di allargare i confini… Io ero contrario perché credevo che il Comune gestisse l’unità delle contrade mantenendole all’interno delle mura anche grazie alle abitazioni per i contradaioli nei rioni. Lui mi diceva che le contrade si sarebbero perse andando fuori dalle mura… Aveva ragione”.

Anche le tradizioni paliesche stanno subendo un forte attacco…

“Sai, stare al comando di certe realtà – in questo caso di una città con tradizioni forti che non derivano dalla storia, quanto dal Dna dei senesi – è complicato, se non se ne conosce a fondo la natura. Quindi, chiudere è la forma più immediata di tutela… Ma il senese ha bisogno di apertura, ha le sue regole. Anche i priori devono vivere la contrada, devono essere persone che conoscono i loro contradaioli talmente a fondo da saper prevenire qualunque situazione. Vorrei che Siena fosse gestita da chi la conosce…”
Crede che la colpa sia principalmente nostra?

“Con il nostro amore per la contrada e per il Palio, non ci siamo accorti che a guidare le contrade erano persone che lavoravano tutte nello stesso posto, facendola diventare una contrada sola. Dobbiamo recuperare i popoli nel rispetto delle regole senesi, contradaiole e nazionali”.

Anche le rivalità non sono più libere? Gli avvisi di garanzia arrivati ai contradaioli sono un monito per tutti…

“Se vai in uno stadio e vedi le 2 curve che si fronteggiano, quelle sono risse! I cazzotti nel Palio sono diversi, si fanno a mani nude e anche qui, se si conoscessero le tradizioni, si saprebbe che molta è scena. La gente ha paura che queste situazioni degenerino, ma non succederà mai. A fare i cazzotti ci sono avvocati, notai, medici… musicisti! Che il giorno dopo vanno a lavoro e probabilmente li trovi al bar a prendere il caffè con chi la sera prima stava dalla parte opposta. Il pericolo deriva dalle infiltrazioni di terze persone… ma a Siena non succederà mai! Abbiamo delle leggi, delle tradizioni… e siamo unici per questo. Tra Bruco e Giraffa, ad esempio, la rivalità è conclusa ma resto questo ”nsomma’ che rappresenta Siena perfettamente, è la cosa bella. Finirà quando lo dirà la tradizione, il tempo… Ci sono leggi inspiegabili al resto del mondo”.


Oggi si ragiona meno di contrada?

“Chi non vive la contrada, ha sempre il timore di intervenire. L’umiltà è una giusta cosa, ma in contrada non ci dovrebbe essere bisogno, il contradaiolo si deve imporre, anche se questo può passare male agli occhi degli altri. Sai, mi viene in mente Giuliano Ghiselli del Bruco: caratterialmente, un po’ mi somiglia. Può essere una figura non sempre apprezzata, ma a me piace moltissimo come si comporta, è uno che per Siena potrebbe fare veramente tanto… Purtroppo, le persone che dicono la verità vengono tenute in disparte”.

Qual è la cosa che le piace di più della contrada?

“La stalla! Ho fatto il vice barbaresco per 6 anni. Sei vicino ad un’essenza disinteressata che è l’animale. Lui non sa nemmeno perché è lì, ma ti dà tutto quello che può dare. E’ la figura più importante e quella che mi emoziona di più…”

Che contradaiolo è Umberto Ceccherini?

“Io alla Pantera ho dato lavoro, tempo, famiglia… Non me ne accorgevo nemmeno, era come se fossi in bottega. Ho fatto il vice presidente di società e per me andava sempre tutto bene, solo che da una parte guadagnavo e da questa ci rimettevo. Sai, quando arrivi a una certa età, più matura, alcune cose le senti di più e a 50 anni le dici con più fervore. Solo che a me andare in assemblea a sbraitare non è mai piaciuto, così ho vissuto un momento di vuoto e sono stato lontano dalla contrada per diverso tempo, maturando e imparando qualche aggettivo in più. Ho deciso di tornare perché star fuori è la cosa più sbagliata che può fare un contradaiolo. Comunque, s’è detto tante cose brutte… Si parlasse di quelle belle?”

Parliamone!

“Sai, ogni anno vado a cantare per la Diana. Fanno un lavoro eccezionale, stanno sotto terra e nessuno li vede. Bisognerebbe dargli maggiore risalto, sono fondamentali per questa città!”

C’è un messaggio che le piacerebbe dare ai contradaioli?

“Vorrei fare una raccomandazione: chi ama frequentare fantini e cavalli, si ricordi sempre di appartenere a una contrada”.

Arianna Falchi da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Rosso (FdI) invita l’animalista Fuccelli al Palio

Messaggio  jabru Ven Lug 22, 2016 6:45 pm

SIENA. Lorenzo Rosso, segretario di Siena di Fratelli d’Italia, ha incontrato questa mattina Stefano Fuccelli, presidente del PAE, il Partito Animalista Europeo, che lo scorso anno inscenò una manifestazione di protesta proprio il giorno in cui si correva il Palio di Siena. Con Fuccelli Rosso aveva avuto contatti negli anni scorsi, quando lo stesso esponente politico senese presentò in Consiglio Provinciale una mozione contro la caccia dei cuccioli di volpe in tana. Mozione che ebbe successo e che bloccò definitivamente sul territorio questa pratica. In quell’occasione i militanti del PAE giunsero numerosi e rumorosi a Siena a sostenerlo ed acclamarlo.

Questa mattina si sono incontrati, dopo che Fucelli si era recato dal Questore per reiterare la richiesta di una nuova manifestazione di protesta contro il Palio che però difficilmente quest’anno pare possa essere nuovamente concessa. Rosso e Fuccelli si sono trovati in Piazza del Campo e Rosso (come tiene a sottolineare “senese, contradaiolo ed amante di cavalli come di tutti gli animali”), ha invitato personalmente Fuccelli alla prossima Carriera del 16 Agosto per far conoscere da vicino l’amore dei senesi per i cavalli e verificare da vicino lo stato in cui vengono accuditi ed amati. E verificare anche tutte quelle migliorie che sono state apportate nel corso degli ultimi anni a tutela proprio dei cavalli in corsa. Fuccelli si è detto lusingato di tale invito ed ha detto di voler presentare per l’occasione le “proposte di migliorie ad ulteriore tutela”, non parlando dunque più di una “abolizione” come richiesto negli anni passati.

I due si sono dati appuntamento per i prossimi giorni per pianificare la visita. “Credo che la migliore cosa per far tacitare e concludere definitivamente le proteste e le assurde accuse di maltrattamenti ai cavalli sia la strada della conoscenza – dice Rosso -. Per questi motivi ho deciso di invitare il PAE di Fuccellli e di Rizzi (che ne è esponente) alla nostra Festa”.
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Pugno di diamante – Mastuchino

Messaggio  jabru Ven Lug 22, 2016 6:55 pm

MASTUCHINO

(Alfredo Forni, celebre alfiere di fine ‘800 e sperimentatore del “salto del fiocco”)

Ora vuoi scorgere i ragazzi
e l’estremo carnevale
(sparite le contrade morte
e illanguidite,
il carro pallido di bovi già trainato).
Adesso il veleno è tale
che gli alfieri sono spettri,
figli di Mastuchino al capezzale
dei volteggi.

Michele Masotti
Michele Masotti
Dalla palizzata di bandiere
una a una sradicata
ecco la prima alzata! Il palco delle comparse
vocia “corri” al ragazzino.
Nel cranio colmo ch’è la Piazza, brilla
un sole illividito e ci distilla
un’ ultima speranza,
l’ultimo vagito.

Michele Masotti

Michele Masotti è nato a Siena nel 1980 e vi ha sempre vissuto. Laureato in Scienze dei Beni Culturali, lavora in una ditta di servizi informatico-bancari. La sua passione per la letteratura e la scrittura gli permette nel 2013 di esordire col romanzo edito da Leone Editore “La Follia del Palio”. Sempre con l’editore milanese esce nel 2014 il secondo romanzo “Sotto le mura di Siena”, mentre per il 2017 è previsto l’ultimo tassello di questa trilogia dedicata alla città e al Palio. Inoltre nel 2015 pubblica un romanzo biografico con Betti Editrice: “Vite, l’esistenza è fermentazione”, anch’esso legato al territorio senese.
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Pugno di diamante – Il Novecento (Sor Ettore)

Messaggio  jabru Ven Lug 22, 2016 6:56 pm

IL NOVECENTO (Sor Ettore)

(Ettore Fontani. Storico dirigente ocaiolo novecentesco e proprietario di cavalli)

Una trottola di bimbi
germoglia al Tiratoio, rotata
la Galluzza a poco a poco
luccica sotto l’Incrociata.

Il Palio vero coi bisbigli era sotto
al santuario. A notte fonda
si ronzava fioche, le animelle
nel Novecento che striava
dal buco dei macelli
la concia della pelle.

Michele Masotti
Michele Masotti
Ma voi non vi curate
pollini lustri che l’orizzonte
illuminate a cheto raggio.
La corsa. Lesta. Ora.
Che si tessa d’Oca in Oca
e perpetui i ponti
nel tempo,
come cantasse lieve
delle Fonti
il canto.

Michele Masotti

Michele Masotti è nato a Siena nel 1980 e vi ha sempre vissuto. Laureato in Scienze dei Beni Culturali, lavora in una ditta di servizi informatico-bancari. La sua passione per la letteratura e la scrittura gli permette nel 2013 di esordire col romanzo edito da Leone Editore “La Follia del Palio”. Sempre con l’editore milanese esce nel 2014 il secondo romanzo “Sotto le mura di Siena”, mentre per il 2017 è previsto l’ultimo tassello di questa trilogia dedicata alla città e al Palio. Inoltre nel 2015 pubblica un romanzo biografico con Betti Editrice: “Vite, l’esistenza è fermentazione”, anch’esso legato al territorio senese.
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Panezio

Messaggio  jabru Sab Lug 23, 2016 7:34 pm



“Siamo perduti” sibilava
la polvere a vento,
alzata
al canto di San Martino.
La sera d’agosto aveva le mani nere
e consunte, bisbigli
della nostra sconfitta.

I visi incavati che scivolano nel corteo
-clangore di cataste d’esistenze-
il nitrito scava le anime.
E guardarti, mio Dio.
Racchiuse su di te, le speranze
passate,
fuggono via.
Aspetta un ultimo giro, un’ultima estate.

Michele Masotti
Michele Masotti
Una sera tra mille – non più tua
ma profonda! – s’agita laggiù
al nostro tempo, soli nel terrore
che la Piazza monda.
Un sole di silenzio langue nell’Entrone
il nerbo sfrigola. La corsa è un vecchio libro
che mi sfoglia addosso la furia
del Montone!
Siamo perduti, rodeva quel tarlo.
No. Ancora una curva.
Siamo vivi!
Panezio era dentro al mio urlo.

Michele Masotti

Michele Masotti è nato a Siena nel 1980 e vi ha sempre vissuto. Laureato in Scienze dei Beni Culturali, lavora in una ditta di servizi informatico-bancari. La sua passione per la letteratura e la scrittura gli permette nel 2013 di esordire col romanzo edito da Leone Editore “La Follia del Palio”. Sempre con l’editore milanese esce nel 2014 il secondo romanzo “Sotto le mura di Siena”, mentre per il 2017 è previsto l’ultimo tassello di questa trilogia dedicata alla città e al Palio. Inoltre nel 2015 pubblica un romanzo biografico con Betti Editrice: “Vite, l’esistenza è fermentazione”, anch’esso legato al territorio senese.
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Bilorsi Magia del palio

Messaggio  jabru Lun Lug 25, 2016 6:51 pm

BILIORSI HA SCRITTO MOLTI LIBRI SUL RAPPORTO TRA MAGIA E IL TERRITORIO SENESE.

Il Palio è magico. Certo quello lo sappiamo tutti, ma viene un dubbio. Una domanda marzullesca: è il Palio che è magico o è la magia a fare il Palio? Perché a vedere tutto quello che accade in quei quattro giorni viene da sorridere, visto che tutto è talmente casuale da sembrare preordinato. Per guidarci in questa apparente contraddizione non potevamo che scegliere Massimo Biliorsi. Dragaiolo, giornalista, sceneggiatore ed esperto di musica, coltiva da sempre una passione sfrenata per tutto ciò che è magico e misterioso. Tanto da essere l’autore dei libri più importanti sull’argomento relativi al territorio senese. E non si pensi a un mistico o cose del genere, Biliorsi infatti ha, da vero uomo razionale, la consapevolezza che l’essere umano non può essere l’artefice di tutto ciò che lo circonda e accetta questa condizione.

Quanta magia c’è nel Palio?
«Ce n’è tanta, perché il Palio è un percorso a ostacoli e gran parte di questo “tragitto” è irrazionale. E’ ovvio, quindi, che ci sia il tentativo, da parte di tutti, di far sì che la sorte sia dalla propria parte. In questo modo si evoca la magia, che in sostanza sarebbe una specie di percorso abbreviato per arrivare a una soluzione. Il Palio, per fortuna, non si guarda solo nella sua concretezza, ma si osserva anche attraverso le stelle e il destino. Siccome è un evento così complesso, così variegato, così pieno di “sapori”, è naturale che fare ricorso alla magia sia abbastanza normale e, se vogliamo, legittimo».

C’è qualche episodio di storia paliesca in cui si è manifestata la magia o è stato ritenuto che fosse avvenuto?
«Tutte e dieci le contrade che sono in un Palio giocano anche attraverso la magia. Di episodi ce ne sono tantissimi e ogni rione ha i propri. Dal santo buttato nel pozzo a chi si è dipinto i capelli sotto suggerimento di un indovino, l’elenco sarebbe lungo. C’è chi usa come “medium” la persona che va a prendere il cavallo per l’assegnazione, affinché porti non quello più forte bensì quello che vincerà».

Pensa che questi riti e credenze siano ormai relegati al passato o che siano vivi ancora oggi?
«Tutt’e due le cose. In passato la città era piccola, si viveva in un certo ambito ristretto, quindi c’era meno coscienza del resto del mondo. Però dall’altra parte, ancora oggi c’è il bisogno di andare alla ricerca di miti, di scorciatoie, di soluzioni possibili e magiche».

Che lei sappia si sono mai verificati atti di vero e proprio satanismo collegati al Palio?
«No, questo assolutamente no. Il satanismo credo che voglia delle cose in “contropartita” che il Palio non può dare».

Prima ha parlato di chi va a prendere il cavallo per l’assegnazione. Il prescelto cosa deve e non deve fare prima del momento fatidico?
«Intanto deve sgombrare la mente da qualsiasi soluzione concreta. Nel senso che uno non deve andare lì e chiedere un determinato cavallo. Te non devi chiedere il cavallo buono, devi chiedere quello vincente, che è tutta un’altra cosa. Il “bombolone” ti fa stare bene quattro giorni ma poi il risultato non è scontato. Ad esempio la seconda volta che sono andato a prendere il cavallo ci dettero Berio, che nella sua carriera ha vinto 4 Pali su 6 corsi. Alla fine non si vinse. L’errore mio, può darsi, fu quello di ostinarmi su quel determinato barbero. Pur essendo in un ruolo in cui non fai assolutamente nulla, in cui sei solo un ottimo testimone di quello che ti succede intorno, quando sei lì in quell’atmosfera ti senti veramente coinvolto e la cosa ti prende veramente».

Cosa si prova in quei momenti?
«E’ una grossissima emozione essere lì davanti. Anche perché te non hai nemmeno la lista dei cavalli come tutti e allora ti affidi un po’ alle voci della gente. Quando chiamano un numero cerchi di capire chi possa essere e aspetti. Sei veramente, inconsapevolmente protagonista. I veri artefici di tutto sono i due bambini che estraggono le ghiandine e la sorte. Te sei una sorta di “medium”, di personaggio che fa da tramite tra la sorte e la contrada. Quando vai via non sai se la cosa è andata bene o male. Quando poi porti il cavallo vincente diventi un vero e proprio eroe».

Qual è stato il momento più magico vissuto da Massimo Biliorsi nel corso della sua vita paliesca?
«Sono stati molti in realtà. Posso citare il 1986, quando il 28 notte portammo a Montaperti chi doveva andare a prendere il cavallo. Facemmo una cerimonia per cercare di vincere, visto che erano vent’anni che eravamo a digiuno. Io ero stato addirittura a prendere un famoso chiodo di bara da un indovino di Volterra. L’esasperazione degli anni di porta a fare tutto. Il giorno dopo ci toccò Ogiva, quindi pensavamo che il rito non avesse funzionato un granché. E invece…

Questa cerimonia poi l’abbiamo ripetuta nel 2014 a luglio e ci è andata bene nuovamente».

Secondo lei la fortuna è magia o è forza di volontà?
«La fortuna è casualità. In un percorso a ostacoli come il Palio te non puoi assolutamente intervenire e puoi solo affidarti alla forza della tua mente. Devi: uscire a sorte, ti devono assegnare il cavallo giusto, i quattro giorni devono andare in una certa maniera, ti deve toccare un determinato posto al canape, la corsa deve sfilare in un modo e non in un altro. Ditemi se non c’è in tutto questo una sorta di mano che ti guida. C’è. E’ la mano della sorte. Come capita a tutti nella vita».

Quindi, come nella vita, il senso di quello che ti accade lo capisci solo dopo…
«Esatto. Tante volte certe scelte che vengono fatte sono una sorta di, per dirla cinematograficamente, “sliding doors”».

Emilio Mariotti SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Pugno di diamante – L’estrazione

Messaggio  jabru Lun Lug 25, 2016 6:56 pm

L’ESTRAZIONE

Si borbotta in lontananza
un tenue sfinimento;
prima del boato e la bandiera,
la squilla di chiarina
echeggia brulla e breve
primavera.

Michele Masotti
Michele Masotti
Molle mi riavvio e
al terzo colpo è fatta!
Un cittino intenerito,
dalla casa stretta
rima sciancato.
E’ il canto della Piazza.
Il terrore di chiedere
“Chi è uscito?”
m’accovaccia.

Michele Masotti da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Il tufo d’ora in poi lo cura Palazzo Pubblico

Messaggio  jabru Mar Lug 26, 2016 6:41 pm

Tufo, inizia l’era del ‘fai da te’. Dopo 17 anni di misurazione dell’umidità e della temperatura, prese con l’amore che solo una madre nutre nei confronti del figlio appena nato, il Comune ha deciso di risparmiare. E che è venuto il momento di attrezzarsi autonomamente per tenere sotto controllo la terra di Piazza assicurando a cavalli e fantini condizioni di tenuta ottimali.

In fondo il personale di Palazzo Pubblico ha seguito i due ingegneri della Pragma Engineering di Perugia, la ditta che conosce ogni segreto del tufo, fin da quando fecero la loro comparsa nella Conchiglia per mettere a punto i sensori, voluti dall’allora sindaco Pierluigi Piccini. Era il Palio di Provenzano 1999. La stagione precedente la corsa era finita nel mirino della Magistratura per gli infortuni da cui scaturì il processo ai tre dell’Onda e furono così adottate innovazioni (vedi i materassoni a San Martino) tuttora fiore all’occhiello della Festa. «Stiamo seguendo un tracciato ideale percorso dal fantino – spiegavano all’epoca gli ingegneri –, risultato delle tante traiettorie fatte durante la Carriera». L’idea era quella di avere sensori che garantissero la giusta umidità al tufo ma anche una stesura ottimale.

Dopo 17 anni si conoscono vita, morte e miracoli della terra per il Palio. Una mole di dati impressionante che sarà ora fornita da quattro dipendenti del Comune. Si parla di due geologi e di altrettanti tecnici. Che sanno bene cosa fare e come aiutare il lavoro degli operai che stendono la terra e, soprattutto, che la mantengono in condizioni costanti.

Cosa succedeva finora? «Il monitoraggio – si legge nella determina del 14 luglio scorso - è stato condotto mediante specifica strumentazione tecnica noleggiata presso la Pragma Engineering di Perugia che forniva anche l’interpretazione dei dati misurati oltre ad un report annuale complessivo delle rilevazioni». Dopo tanti anni di esperienza in merito, Palazzo Pubblico, che deve risparmiare (anche) nell’organizzazione del Palio, può condurre una campagna di rilievi in modo autonomo. Mancavano però gli strumenti. Che verranno infatti acquistati da una ditta di Capannori, in provincia di Lucca, per una cifra del tutto modesta: 368,81 euro. Iva inclusa. Arriveranno così in Comune una centralina meteo Pce per misurare e registrare continuamente le condizioni ambientali, quali temperatura, pressione, direzione e velocità del vento, umidità relativa e piovosità. Più un termometro a contatto digitale e un sensore di temperatura per il terreno. Probabile che il «fai da te» inizi già per l’Assunta.

di LAURA VALDESI da La Nazione
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Pokemon go tra i cavalli in Piazza: interviene il Consorzio

Messaggio  jabru Mer Lug 27, 2016 7:11 pm

Il fotomontaggio apparso sulla pagina FB di Pokemon Go Siena (le figurine sono mischiate tra i cavalli ed i palchi) ha immediatamente messo in azione il Consorzio di Tutela del Palio, che è intervenuto per far rimuovere la foto incriminata, in quanto lesiva della Festa.

Dopo una “chattata” tra la presidentessa Laura Bonelli e l’amministratore della pagina ha risolto il problema e ora nella foto della pagina si vedono i leader delle tre principali squadre di cacciatori di Pokemon.
ilcittadinoonline
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty LA TRATTA

Messaggio  jabru Mer Lug 27, 2016 7:15 pm

MOMENTI

TRATTA

Le chiome di Piazza s’erano tutte
sgrossate a mattina finita; così
il popolo diruppe ed era sparso.
Sgrondava il cavallo e un gonfio tumulto
accorse senza sfocio. Tu vorresti
traventarti. Sussurrargli “ti prego”,
ma il Chiasso Largo inghiotte in un budello.

Lo sfrigolio delle redini sfolla,
dallo spioncino d’un vicolo nero
s’impolvera una reliquia: la bestia!
Febbricita per vorare la terra
senza impigli, cavernoso e scrollato,
demente di vita. Solo il luccichio
del nerbo l’arrenda! – Ci è dato il tempo
in cui rilucere e morire, poi il tempo
della corsa cruenta senza tempo.
Michele Masotti SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Pokemon Go, foto choc su Facebook. Si muove il Consorzio: "Via l’immagine della Carriera"

Messaggio  jabru Gio Lug 28, 2016 7:05 pm

«NON SO NIENTE. Non ho visto il fotomontaggio che inserisce i Pokemon sul tufo. Come dici? Ci sono anche i giubbetti delle Contrade? Forse chi l’ha messo su Facebook non sapeva che occorre l’autorizzazione del Consorzio tutela del Palio. Sono al mare ma mi muovo per verificare». Tuona così, poco prima di mezzogiorno, il presidente del Ctps Laura Bonelli che ha il compito di controllare l’uso degli emblemi, dei simboli e dei marchi registrati per conto delle Contrade, sia che abbiano finalità commerciali che non. Passa qualche ora e – miracolosamente – l’immagine colorata (vedi articolo a fianco) con i Pokemon in mezzo ai barberi viene rimossa dall’amministratore della pagina. «Non c’è stato necessità di una lettera di diffida ufficiale, come avvenuto in altri casi. E’ stata sufficiente una lunga conversazione via chat con quest’ultimo, anche con toni accesi», svela il presidente del Consorzio.

L’IMMAGINE del Palio accostata a Rapidash e Charizard, a Psyduck e Pidgeot, non va bene. Tanto più senza autorizzazione e prima che il Ctps abbia valutato se è opportuno l’abbinamento «altrimenti s’incorre nell’effrazione del copyright regolarmente registrato. Colgo l’occasione – sottolinea Bonelli – per ringraziare i tanti cittadini e la stampa per le segnalazioni perché così si può intervenire in tempi rapidi e far rispettare la legge. Vero è che nell’era dei social tutto diventa più complicato». Poi lancia un appello, rivolto in particolare ai giovani: «Rispettiamo le nostre tradizioni e le regole che abbiamo costruito per proteggere la Festa. Cerchiamo di avere rispetto anche per i simboli delle Contrade».

L’immagine su cui sono stati inseriti i Pokemon vede in testa la Tartuca, inseguita dalla Civetta. Più distanziato, alla curva di San Martino, il Drago. Sembra il Palio vinto da Trecciolino su Istriceddu, nel 2010, con Brio che inseguiva su Ilon. Va detto, ad onor del vero, che a differenza di clamorosi casi precedenti – la maxi piadina appoggiata su Piazza del Campo per pubblicizzare il prodotto e il caso del videogioco con le bandiere di Siena che era stato realizzato nientemeno che dalla Sony – questa volta non c’era dietro alcuno scopo di lucro. Ma soltanto appassionati del gioco che sta mandando in delirio il pianeta. Nessuna mercificazione del Palio, dunque. Ma le regole sono regole. Se lo scopo fosse stato commerciale il Ctps definisce un contratto di autorizzazione con scadenza rinnovabile con oneri economici variabili in base all’utilizzo e alle finalità del contraente. Se invece si tratta di impiego no-profit, come quello in esame, «qualora esistano i presupposti, il Consorzio rilascia semplicemente un ‘nulla osta’».

di LAURA VALDESI da La Nazione
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Michele Fiorini (Civetta), il custode della memoria del Palio

Messaggio  jabru Gio Lug 28, 2016 7:12 pm

FIN DALLA PRIMA METÀ DEGLI ANNI ’80 FIORINI SI È OCCUPATO DEL RECUPERO DI MIGLIAIA DI FILMATI CHE RIGUARDANO IL PALIO E LA VITA DELLA CITTÀ, CREANDO UN ARCHIVIO A DISPOSIZIONE DI TUTTI I CONTRADAIOLI.

Gli occhi sognanti di un bambino che guarda sfilare le comparse della propria contrada, l’abbraccio fra due contradaioli dopo una vittoria che si è fatta inseguire a lungo e le lacrime di chi, invece, quel Palio se lo è visto scivolare via dalle mani. Ma anche il lento scorrere della vita di tutti i giorni nei rioni, vero cuore pulsante della città. Di questo – e molto altro ancora – raccontano i filmati dell’archivio del civettino Michele Fiorini, che del preservare la memoria storica di Siena ha fatto una vera e propria ragione di vita. È così che la memoria acquista un senso: tramandare i ricordi di generazione in generazione per non dimenticare da dove veniamo.

Quando e come è iniziata la sua opera di archiviazione dei filmati sul Palio e sulla vita di contrada?

«Ero ancora un ragazzo quando ho iniziato a chiedermi cosa si potesse fare per evitare che questo prezioso patrimonio andasse perso, e da lì all’inizio del processo di ricerca ed archiviazione il passo è stato breve. Nel momento in cui ho iniziato avevo più o meno 15 anni, era la prima metà degli anni ’80. Poi, con il passare del tempo, mi sono ritrovato a disporre di un’enorme quantità di materiale audiovisivo. Materiale che non si concentra esclusivamente sulla corsa: mi occupo di tramandare i ricordi della città in senso ampio. Anche se ovviamente il Palio è una tradizione che affonda le sue radici nel tempo ed è l’oggetto di una larga parte dei documenti storici che riguardano Siena».

Quanto è importante la memoria storica?

«Sono uno di quelli che non crede che nella vita ciò che abbiamo sia dovuto e scontato, tutt’altro. Se noi oggi possiamo godere di quello che abbiamo è perché nel passato altre persone si sono adoperate in questo senso. Ho grande rispetto e ammirazione verso coloro che hanno lasciato un qualcosa per chi sarebbe venuto dopo».

Quanto è stato difficile reperire il materiale?

«Il processo di ricerca non è stato poi così complesso. In città sono piuttosto conosciuto e quindi non ho incontrato diffidenza da parte della gente. Vivo questa passione con l’intento della condivisione, non ho l’avidità del collezionista. Il mio lavoro si conclude quando i contradaioli possono vedere il filmato di cui sono entrato in possesso, quando la memoria torna a casa. E non riesco a concepirlo in un altro modo».



Cos’è “Ricordi di Palio”?

«Sto organizzando delle cene nelle varie contrade, che per il momento hanno fatto registrare una buona presenza. Durante la serata mostro ai contradaioli dei filmati rari che riguardano la loro contrada. Non si tratta necessariamente di vittorie di Palii, ma cerco di portare alla luce il modo in cui si svolgeva la vita del popolo contradaiolo negli anni passati. I filmati amatoriali sono fra i più interessanti, soprattutto quelli di un tempo. Registrati su pellicola e in Super 8, grazie alla collaborazione di Riccardo Domenichini della Moviement – che ha prestato il suo aiuto gratuitamente – siamo riusciti a recuperare migliaia di ore di filmati che mostrano non soltanto i momenti del Palio, ma anche scene di vita quotidiana della Siena del passato. È un aspetto che è stato molto apprezzato: le persone hanno l’occasione di rivedere – oppure nel caso dei più giovani di vedere per la prima volta – moltissime persone, anche importanti, della propria contrada. È qualcosa di unico scorgere l’emozione negli occhi degli spettatori nel momento in cui scoprono delle testimonianze del tutto inedite che riguardano i loro cari».

Guardando i vecchi filmati si notano delle differenze fra il passato e il presente nel modo di vivere la contrada?

«Premetto che non sono il tipo che dice che ‘prima si stava meglio’, ma le differenze ci sono e non mi sembrano tutte positive. La prima che salta all’occhio è che nel passato si aveva un modo diverso di vivere il rione, c’era un vivere la contrada 365 giorni all’anno. Oggi abbiamo invece quello che potremmo definire un ‘mordi e fuggi’. Questo fa sì che, soprattutto trasversalmente, i contradaioli non si conoscano più. Mettiamo che un giorno ci sia una scazzottata fra due contrade: prima il conoscersi faceva sì che ci fosse rispetto per l’altro, non poteva succedere qualcosa di grave se riconoscevi dall’altra parte uno dei tuoi amici con cui magari la sera prima eri uscito per bere qualcosa. C’era rispetto. Oggi invece non conoscendosi, questo ‘freno’ rischia di venire meno».


Un’immagine della mossa durante la storica carriera del 2 luglio 1945
A proposito, che idea si è fatto degli avvisi di garanzia notificati ai contradaioli per i fatti del Palio di agosto 2015?

«Gli episodi dell’anno scorso non sono certo stati tutti uguali, ma alcuni sono davvero risibili. È un segnale che ci dice che questo tipo di cose, piccole o grandi, a Siena non si possono fare più. E questa, dal mio punto di vista, è molto negativo. Non perché debba succedere per forza qualcosa di brutto, non voglio essere frainteso. Ma questa ingerenza, questa mancanza di una rete di protezione fra contrade e forze dell’ordine, che un tempo era rappresentata dal Comune, adesso non c’è più. Il vero problema non è l’avviso di garanzia ma il perché siamo arrivati a questo punto. Le contrade dovrebbero avere un punto di riferimento su cui contare per essere tutelate, e non abbandonate in balia degli eventi come mi sembra che stia accadendo oggi. E la stessa cosa vale per la polemica montata dagli animalisti».

Qual è stata invece la scoperta che non si aspettava di fare rispolverando i filmati del passato?

«Ce ne sarebbero moltissime da raccontare. Se dovessi sceglierne una, recentemente ho trovato in Inghilterra la versione inglese di un documentario sul Palio realizzato da Leandro Castellani, uno dei più importanti registi di inchieste della Rai dell’inizio degli anni ’70. A Siena il film è pressoché sconosciuto. Così ho deciso di mettermi alla ricerca di Castellani e sono riuscito a mettermi in contatto con lui: ‘Ma come fate a Siena a ricordarvi di me dopo tutti questi anni?’, mi ha risposto al telefono trasecolando. Presto andrò da lui e lo intervisterò per farmi raccontare i vari passaggi del documentario. Ho potuto percepire, anche se a distanza, tutta la sua felicità».

Meglio una pellicola in bianco e nero degli anni ’60 oppure uno slow motion in alta definizione?

«Devo dire la verità, non saprei quale scegliere. Oggi con la tecnologia che abbiamo a disposizione c’è la possibilità di realizzare riprese magnifiche, sta a noi farne un utilizzo intelligente. Dall’altra parte, la memoria e il ricordo del passato hanno una magia e un fascino inestimabili: una vecchia pellicola che nasconde al suo interno immagini dei tuoi amici, dei tuoi parenti e della tua contrada non ha prezzo. Sono due piaceri diversi, entrambi importanti».

Giulio Mecattini da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Pugno di diamante – La prova della sera

Messaggio  jabru Ven Lug 29, 2016 5:57 pm

Infine sui palchi riparano
alcune;
si guardano i cavalli
con le bocche
sciupate, giù, vino.
Invetra un pezzo di cielo
sul gran clamore,
ma tutto m’avanza.

Michele Masotti
Michele Masotti
Anche allora
vogava strano il dolore
sul petto,
non era il distacco
eri te.
La notturna midolla di Siena
avvivava speranze
e un interminato volere.
Michele Masotti da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Pugno di diamante – Il giorno della corsa

Messaggio  jabru Lun Ago 01, 2016 8:15 pm

IL GIORNO DELLA CORSA

Non indagare lo spiazzo selciato e
il canale di tufo.
Non inquisire il meridiano orrore,
aspettazione al sangue invaso.

La corsa ha sgravato
un sogno cannibalino
trascorsa la lizza. E
palpita sul Campo
un bosco di braci.

Mandami l’erica
che curi la noia del già finito.
Ritorto al mio cubicolo
sogno la ronzina spossata,
il suo sangue nero.
La fronte libera dal tubercolo
di pennacchiera.

Michele Masotti
Michele Masotti
Passerà un anno ora.
Piangiamo gli abusi d’autunno,
gli immiseriti ossi.
Riempiamo la gerla di neve
e contiamo per coccole sparse
che tutto torni dov’era;
al torrido spasmo di
fonema.
Ma non sondiamo
le rocche
la seta piombata
il passo marziale.
Ché al cieco
il lampo non spiega.

Michele Masotti da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Pugno di diamante – Dopo la benedizione

Messaggio  jabru Mar Ago 02, 2016 6:37 pm

DOPO LA BENEDIZIONE

C’è un Cristo sbozzato,
come in gastigo. Ci fissa.
Senti,
l’acquasantiera è asciutta.

Michele Masotti
Michele Masotti
Adesso che è passata la bestia benedetta
nemmeno un grido
come un focherello.
Tieni l’uscio di chiesa stretto.

Le marcette spazzano la via,
passa e scotta il gonfalone.
Il magone
a chiusa di fiume
ci porta al Campanone.

Michele Masotti da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty “Palio”: di notte sulle tracce di Fiona e Zarre

Messaggio  jabru Mar Ago 02, 2016 6:40 pm

Fu uno dei film più importanti girati a Siena, ed uno dei pochi interamente ambientati nella città. E’ “Palio”, pellicola diretta nel 1932 da Alessandro Blasetti che coniugò le vicende della festa senese con quelle sentimentali di Fiona e Zarre, i due protagonisti della pellicola. A loro sarà dedicato il secondo itinerario de Le Scoperte del Cinema: giovedì 4 agosto, dalle 21.15, la passeggiata estiva condotta dalle guide Federagit di Siena si muoverà verso l’”Osteria del Fantino” e gli altri luoghi che nel film fecero da scenario per le due vicende. Saranno ripercorsi gli antefatti ed i retroscena di un lungometraggio che ebbe grande successo dopo l’uscita nelle sale, e che per mano di un regista molto in voga non disdegnò elementi di fantasia, all’epoca motivo di divisione nelle opinioni dei senesi.

Quella di “Palio” peraltro fu una trama passionale e rocambolesca: “Blasetti voleva raccontare l’autentica e genuina passione di un popolo per le sue tradizioni, l’attaccamento alla città, l’ardore e il sentimento che anima i senesi in occasione della festa” ricorda il critico cinematografico senese Simone Petricci. L’inesistente rivalità tra Civetta e Lupa, l’improvviso ritorno a cavallo del fantino Zarre direttamente dall’ospedale saranno rievocati durante la serata direttamente sui luoghi di ripresa, con l’ausilio degli spezzoni attinenti che saranno riproposti agli occhi dei partecipanti.

Il secondo dei “movie wallking” nelle sere d’estate a Siena fa seguito a quello dedicato al film “La Ragazza del Palio”, che giovedì scorso ha visto la partecipazione straordinaria di Rosanna Bonelli (nella foto), fantina del Palio e controfigura nel film, intervenuta durante la passeggiata. Proprio Luigi Bonelli, padre della popolare “Rompicollo” firmò la sceneggiatura dell’opera di Blasetti, protagonista del prossimo appuntamento. Per partecipare sarà sufficiente presentarsi in orario (21.15) al punto d’incontro di Fonte Gaia (piazza del Campo): tutti i dettagli sulla pagina facebook @scoperte. L’iniziativa, cui collabora Mira (coordinamento dei Festival Cinematografici senesi) è patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Siena.
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Pugno di diamante – Mezz’agosto

Messaggio  jabru Gio Ago 04, 2016 8:10 pm

MEZZ’AGOSTO

Resta,
ti prego,

Michele Masotti
Michele Masotti
sui marmi secchi di luce cruda,
fìssati sul volo dei nappi
al sole ultimo di San Martino.

Quando l’età nuda ci contava
tre vite,
il gorgo dei cavalli era anche il nostro.
Ora impaura un tonfo
col mortaretto d’agosto.

Michele Masotti da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Laura Dinelli (Giraffa): “Il mio momento più felice è stato anche il più brutto”

Messaggio  jabru Gio Ago 04, 2016 8:11 pm

LAURA DINELLI È STATA PRIORE DELL’IMPERIALE CONTRADA DELLA GIRAFFA DAL 2009 AL 2014.

Spesso l’ambiente contradaiolo è tacciato di essere sessista. Per alcuni, infatti, ci sarebbe una vera e propria discriminazione nei confronti delle donne, in quanto, per esempio, non possono monturarsi (affermazione contestabile tra l’altro…). Negli anni , però, sempre più signore o signorine si sono fatte largo nei ruoli di vertice dei diciassette rioni, come capitani o come priori. Anche in passato, in realtà, ce ne sono state, soprattutto quando la vera discriminante era il ceto sociale più che il genere. Nell’Imperiale Contrada della Giraffa la prima donna ad avere ricoperto un ruolo di vertice è stata Laura Dinelli, che dal 2009 al 2014 è stata priore. Durante il suo mandato, fra l’altro, c’è stata la vittoria del 16 agosto 2011 con Andrea Mari detto “Brio” su Fedora Saura. Ora che non ricopre più la carica, fonte di gioie, dolori e di molta fatica, Laura Dinelli ci racconta la sua esperienza.

Un priore donna cosa significa?
«Significa molto, indubbiamente. Soprattutto perché nella nostra storia contradaiola non mi aveva preceduta mai nessuna. Non avrei mai potuto immaginare che sarebbe potuto accadere. Per questo la mia elezione a priore è stata per me doppiamente importante, sia perché andavo a rappresentare la mia Contrada, sia perché sarei stata la prima donna in quel ruolo nella Giraffa. Nel corso del mandato ho avuto la vicinanza degli uomini, che mi hanno voluta, sostenuta e “protetta” affettivamente nei sei anni di mandato».

Inizialmente ha incontrato diffidenze?
«No, devo dire che ho incontrato diffidenza solo all’interno di me stessa e spiego perché. Inizialmente ero sulle ali dell’entusiasmo, poi, durante il mandato, ho passato qualche notte insonne in cui mi chiedevo dove mi fossi infilata. Devo dire, però, che all’interno della Contrada ho vissuto la mia esperienza molto serenamente, fin dal primo istante. Non ho mai avuto la sensazione di essere a disagio, anche perché ero arrivata a fare il priore dopo aver ricoperto altre cariche. Ho ricoperto quel ruolo non in quanto donna titolata per nome, per famiglia, per estrazione sociale ma perché precedentemente avevo fatto la cassiera di società, la presidente del gruppo piccoli, ero stata membro del consiglio delle donne ed ero stata vicario all’organizzazione. In pratica erano quindici anni di fila che ricoprivo ruoli, quindi ero rimasta sempre “in contatto” con la Contrada».

Qual è il ricordo più felice della sua esperienza come priore?
«Sarebbe banale dire la vittoria di Palio, anche perché non lo è. Incredibilmente il momento più felice che ho vissuto come priore è stato quello più brutto, cioè l’agosto del 2010, quando non corremmo il Palio per un infortunio del cavallo. Da priore ho sentito una Contrada che si è raccolta, che si è fatta forza e che trasmetteva tanto tanto affetto. Persone che non avrei mai pensato, fra cui alcuni anziani che non potevano essere nella Giraffa, mi telefonarono per sapere come stavo. E’ stato un momento in cui ho percepito un grande calore in un momento bruttissimo.

Poi chiaramente c’è la vittoria di Palio, ma è troppo facile. Sono più importanti i momenti precedenti».


Per un priore la vittoria di Palio è fonte di preoccupazioni aggiuntive, per via dell’organizzazione dei festeggiamenti ad esempio, o anche in quella posizione ci si può godere il trionfo?
«Il priore si gode la vittoria in un modo completamente diverso da un capitano. Comunque sia, chi è a capo di un rione è per prima cosa un contradaiolo, quindi quando è il giorno del Palio si sente come tutti gli altri. Nel mio caso poi avevo dei vicari molto fidati, per cui ero molto tranquilla sul fatto che l’organizzazione della festa della vittoria, come poi è stato, sarebbe andata bene. Il mio vicario all’organizzazione era l’attuale capitano Emanuele Tondi, una persona nata organizzata. Il vicario alla finanza, invece, era il nuovo priore Bernardo Lombardini. Sono sempre stata molto serena grazie a loro».

Secondo lei come dovrebbe cambiare il ruolo femminile in Contrada?
«Ho avuto la fortuna di crescere nella Giraffa, una contrada dove, anche se prima di me non erano mai arrivate ai ruoli apicali, le donne hanno sempre contato molto. Personalmente non mi sono mai sentita all’interno della Contrada una donna “ghettizzata”. E’ chiaro che certe situazioni critiche, come un fronteggiamento fra due rioni, sono un po’ pesanti, ma devo dire che la volta che mi ci sono ritrovata alla fine non ho avuto problemi. Credo che oggi la donna possa gestire qualsiasi tipo di contesto».

Rivedremo mai in futuro donne fantino correre il Palio ?
«Questo lo vedo molto difficile. Lo vedo un ambiente molto impervio, nel caso, da scalare e trovo la cosa, comunque, poco appropriata. Una donna a cavallo in mezzo a nove uomini non mi torna. Certo, io ero l’unica signora in mezzo a sedici priori maschi, ma eravamo intorno a un tavolino».

Emilio Mariotti da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Pugno di diamante – Giubilo

Messaggio  jabru Ven Ago 05, 2016 7:01 pm

GIUBILO

I miei tesori stanno lì,
dove la chiarità d’un panno cade sui palmi.

Michele Masotti
Michele Masotti
Ci cerchiamo
tra suoni strozzati che
crepitano nel forno porpora

dei mattoni.

D’autunno.
Abiuro tutto fin quando
la pulsione, madre mia,
anser in formazione,
migrerà di nuovo qui.

Michele Masotti da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Duccio Balestracci (Nicchio): “Agosto ’81, la vittoria e il giornalismo”

Messaggio  jabru Mer Ago 10, 2016 6:44 pm

DOCENTE DI STORIA MEDIEVALE ALL’UNIVERSITÀ DI SIENA, BALESTRACCI RACCONTA LA PROPRIA VITA DA NICCHIAIOLO: DAL PRIMO “TRAGICO” RICORDO AL SUO IMPEGNO NEGLI ORGANISMI DIRIGENZIALI. SENZA DIMENTICARE LA CARRIERA DELL’ASSUNTA DEL 1981, UN PALIO DAL SAPORE SPECIALE

Spesso gli intellettuali vengono descritti come pieni di sussiego, altezzosi, un po’ snob. Sono accusati di essere troppo distanti dal popolo, rinchiusi nelle loro torri d’avorio. Ma non è questo il caso di Duccio Balestracci. Classe ’49, docente di Storia medievale all’Università di Siena, giornalista e autore di numerose pubblicazioni – dalla storia delle classi subalterne ai processi di alfabetizzazione, dalla guerra al confronto fra culture diverse – Balestracci si dimostra profondo conoscitore delle dinamiche storiche e sociali della città, dotato di una riconoscibile e originale vena umoristica che da sempre lo contraddistingue.

Professore, ancora pochi giorni e i cavalli saranno di nuovo sul tufo per la carriera di agosto. Come vive le ore che precedono l’ingresso dei barberi fra i canapi?

“Malissimo (ride, ndr). Avvicinandomi ai settant’anni, certi stress non riesco più a reggerli bene. Poi, invece, ogni volta ce la faccio, anche perché non potrei andarmene lontano da Siena in questi giorni così intensi: è successo una sola volta in tutta la mia vita, in occasione di un Palio in cui non correva il Nicchio, ed ho giurato a me stesso di non farlo mai più”.

Qual è il suo primo ricordo di Palio?

“È un ricordo che definirei ‘tragico’. Si tratta del primo Palio in assoluto che ho visto, sopra le spalle di mio padre: era il 16 agosto del 1954. Nicchio primo fino a quando, all’ultimo Casato, il cavallo scosso della Giraffa, Gaudenzia, passa in testa. Ho ancora impressa nella mente l’immagine del nostro fantino, Vittorino, che agita disperatamente il nerbo. Subito dopo inizia ad uscire una gragnola di bestemmie dalla bocca di mio babbo, convinto che avessimo già vinto il Palio”.

Cosa è stata e cosa rappresenta oggi, per lei, la contrada?

“Come racconto spesso, la contrada non deve essere per forza al primo posto nella vita del senese, anche se indubbiamente rappresenta un aspetto importante dell’esistenza di chi nasce e cresce in questa città. Identità, memoria comune, legame: senza mi sentirei in un certo senso incompleto. È un concetto che per i non senesi è forse difficile da comprendere fino in fondo. Certo, si può benissimo vivere facendone a meno. Anche se, forse, un po’ meno bene. Stare insieme, condividere emozioni, sentirsi parte di qualcosa di più grande. Tutto questo è la contrada. Allo stesso tempo è la cosa più semplice e inspiegabile del mondo”.

Ha alle spalle un passato da tamburino o alfiere?

“Sono sempre stato pessimo, sia con le mazze che con una bandiera in mano. Per questo, giustamente, non sono mai stato considerato degno di rappresentare la contrada come tamburino e alfiere. Sono stato invece vicecancelliere archivista per 12 anni, consigliere del priore e deputato di seggio. Ma vado anche estremamente fiero del mio attuale ruolo in contrada, quello di pizzaiolo durante lo svolgimento dell’annuale fiera gastronomica (ride, ndr)”.

Da storico, come crede che sia cambiato il ruolo della contrada alla luce delle trasformazioni che il tessuto sociale ha subito negli ultimi anni?

“Con la modificazione della struttura della città, e più in generale della nostra società, inevitabilmente anche il ruolo delle contrade si è modificato nel corso del tempo. I cambiamenti urbanistici e sociali hanno portato ad un modo diverso di vivere la contrada. Fino a non molti anni fa il centro aggregante era il rione, mentre adesso il cuore delle attività e degli incontri si è spostato in un punto ben preciso all’interno della stessa, nelle ‘società’, intorno alle quali ruota la vita di tutte e diciassette le consorelle durante l’intero anno. Nel passato, invece, non c’era bisogno di andare in contrada per incontrarsi perché già si viveva ‘gomito a gomito’, magari nella stessa strada. Oggi c’è un modo del tutto differente di stare in contrada, di rapportarsi con gli altri. Ma questo non ci deve spaventare: il Palio e le contrade sono sempre stati capaci di fronteggiare l’evolversi della storia e della società”.

Come saranno le contrade del futuro?

“Difficile dirlo. Quando Siena avrà ultimato il proprio processo di trasformazione, consolidandosi definitivamente come una realtà multietnica, sarà una sfida interessante rapportarsi con differenti culture, sensibilità e modi di aggregazione. Non sarà facile gestire il cambiamento, ma dovremo farlo se non vogliamo che tutto questo finisca”.

Il Palio è una tradizione che ha una storia secolare, nonostante non siano mai mancati gli attacchi provenienti dall’esterno. Qual è il segreto di tanta longevità?

“Questa non è una festa in calzamaglia come se ne trovano tante. Detesto, infatti, quando si definisce il Palio una festa: parlerei piuttosto di rito. Mi spiego meglio. Il Palio e le contrade fanno parte di un rito di aggregazione, di una mimesi di guerra e di scontro che è allo stesso tempo incontro e conoscenza. Non si tratta, stavolta utilizzando volutamente questo termine, di una festa “imbalsamata”, in calzamaglia, nella quale si fa una parodia del passato. Piuttosto si attinge dal passato, non tanto per camuffarsi, quanto piuttosto per rivivere e riagganciarsi a secoli che fanno parte della nostra cultura e memoria. Questo è il segreto della sua longevità. Altre feste non possiedono questo patrimonio, e si tratta semplicemente di rievocazioni storiche, che per quanto belle possano essere restano qualcosa di molto diverso dal Palio e da tutto ciò che lo circonda”.

Il ricordo più bello?

“Il Palio di agosto del 1981. Una carriera che non credevo potessimo vincere e che invece si rivelò una vera sorpresa. Come disse lo stesso Ercolino (si tratta di Adolfo Manzi, il fantino che in quella carriera indossava il giubbetto del Nicchio, ndr), c’erano almeno cinque cavalli superiori rispetto al nostro. Inizialmente lo vidi prendere margine ma restai piuttosto diffidente. Tante, troppe volte eravamo partiti in testa per poi essere raggiunti. Quando invece lo vidi svoltare ancora in testa al terzo Casato fu un’esplosione di emozioni che raramente ho provato in vita mia. All’epoca dirigevo un giornale, il Nuovo corriere senese. Dopo aver festeggiato in contrada, ad un certo punto avvertii gli altri che me ne sarei andato. All’epoca, infatti, lavoravamo tutta la notte per l’edizione del Palio, che sarebbe uscita la mattina successiva alla corsa. Così salutai gli amici e corsi in tipografia: ‘Ho lavorato fin troppe volte ai numeri speciali per le altre contrade, adesso vado a fare il mio!’. Quando fu giorno chiusi il giornale, e finalmente in prima pagina c’era la mia contrada. Sì, questo è decisamente uno dei ricordi più belli”.

Giulio Mecattini da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Francesco Oliveto (Lupa): “Il canto senese non è da tutelare, è vivo”

Messaggio  jabru Gio Ago 11, 2016 6:01 pm

FRANCESCO OLIVETO, MOLTO ATTIVO NELL’ORGANIZZAZIONE DI ATTIVITÀ CULTURALI NELLA LUPA, È MUSICISTA E MUSICOLOGO.

Ogni momento importante della vita, bello o brutto che sia, è legato a una canzone, un suono, un rumore. E la musica di una vittoria qual è? Francesco Oliveto, musicista e insegnante di materie musicali, l’ha riscoperta da poco, quando la sua Lupa è arrivata prima al bandierino con Preziosa Penelope e Scompiglio. Un attesa lunga 27 anni che si è conclusa con il rumore, che si è fatto suono dolce, del mortaretto di luglio. La Lupa, grazie all’impegno di Oliveto e di altri, è da molto tempo una delle Contrade più attive nell’organizzazione di eventi culturali, soprattutto musicali.

Come e perché nasce l’idea di proporre eventi musicali nella Contrada della Lupa?
«La primissima edizione di “Note d’autunno” la facemmo nel 2003. E’stato possibile farla anche perché siamo l’unica Contrada che ha una sala capitolare molto grande, costruita nel ‘600 e affrescata, in cui nel passato, presumibilmente, venivano svolte attività musicali. Questa sala, usualmente, viene usata esclusivamente per vestire la comparsa. A me venne l’idea di sfruttarla, anche per la sua ottima acustica. Pensammo di ideare un cartellone per una settimana di concerti di musica da camera e iniziammo, così, a collaborare con l’Istituto musicale “Rinaldo Franci”. Ultimamente abbiamo coinvolto anche allievi del Conservatorio “Cherubini” di Firenze. L’iniziativa ha riscosso negli anni un buon successo, siamo soddisfatti».

Qual è il rapporto storico tra musica e le Contrade?
«La musica nelle Contrade è sempre stata fatta, lo attesta la presenza degli organi negli oratori. Il mio amico Cesare Mancini, direttore del coro della Cattedrale e chigiano, ha scoperto che i rioni, per le cosiddette feste comandate, commissionavano brani da eseguire durante le liturgie».

Oltre alle esibizioni, nella Lupa proponete anche una parte educativa?
«Quest’anno abbiamo formato un coro e durante le prove introduco le basi dell’ascolto musicale. Altre Contrade hanno iniziato queste attività prima di noi, ad esempio la nostra rivale, l’Istrice, che ha un coro stabile da tanti anni. Poi ce ne sono altre, come il Nicchio e il Montone. Non scordiamoci che questa città ha fior fiore di musicisti. La prova del coro è, alla fine, l’occasione giusta per far passare qualche concetto, per allargare le prospettive al contradaiolo “medio”».

Secondo lei c’è sempre interesse per gli stornelli senesi?
«Incredibilmente sì. Per esempio i miei amici della Spennacchiera, di cui curo la formazione, vengono chiamati spesso a insegnare gli stornelli. Paradossalmente il loro pubblico è formato più da giovani e giovanissimi piuttosto che da cinquantenni. Il canto popolare qui a Siena non viene riesumato, tipo museo, è una parte integrante del vissuto contradaiolo. I giovani, forse, se ne interessano proprio perché con questa conoscenza si sentono di appartenere maggiormente alla Contrada. Penso che il canto senese non sia ancora da tutelare, perché è un corpo vivo».

Dopo la vittoria della Lupa a luglio state organizzando i prossimi festeggiamenti. La parte musicale a che punto è?
«Ci stiamo pensando e mi hanno incaricato di seguire l’aspetto sonoro sia dei contributi video che verranno proiettati durante la cena della vittoria, che di altri filmati che produrremo entro l’inverno. Il mio desiderio personale sarebbe quello di uscire da una certa retorica trionfalistica e hollywoodiana che è propria delle musiche usate in queste occasioni. Dall’altra parte mi rendo conto che quando un brano è noto ha un impatto diverso sulle persone. Combatterò per raggiungere un buon compromesso, magari con delle musiche conosciute ma non troppo di moda».

Userete anche materiale originale?
«E’ possibile. A me piacerebbe molto dedicarmici. Il materiale originale, comunque, si accompagnerebbe ai brani noti. La Torre, per esempio, per le ultime due vittorie ha proposto due canzoni originali scritte da Fabio Pianigiani e Mario Castelnuovo. Un brano nuovo poi sarebbe fatto da contradaioli, avrebbe tutto un altro sapore».

Se la tua Contrada fosse un brano musicale quale sarebbe?
«Dopo la vittoria di luglio ti dico “C’è tempo” di Ivano Fossati. E’ una canzone d’amore che da tanta speranza. Parla di un innamoramento che si prolunga nel tempo, che dura oltre la vita. E’ un po’ quello che proviamo noi contradaioli. Inoltre in questa canzone si parla del Tempo Maggiore, quello più lungo, che alla fine premia le persone che se lo meritano, quelle con cui è in debito».

Emilio Mariotti da SienaNews
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Da Piazza del Campo - Pagina 2 Empty Gli animalisti insistono: “Il 16 verremo a Siena e saremo anche tantissimi”

Messaggio  jabru Gio Ago 11, 2016 6:07 pm

Gli animalisti confermano la presenza il 16 agosto
“Il sindaco di Siena ha confermato di aver negato l’autorizzazione allo svolgimento della manifestazione animalista contro il Palio, è quanto riportato dalla stampa locale rispondendo ai giornalisti durante le previsite dei cavalli alla clinica veterinaria del Ceppo. Con tutto il rispetto per il sindaco Valentini, le prescrizioni o veti alla manifestazione possono essere determinati esclusivamente dalla Polizia di Stato e quindi dal rappresentante istituzionale territoriale nella persona del Questore di Siena, è singolare che non lo sappia” dichiara il presidente del Partito Animalista Europeo, Stefano Fuccelli.
“Evidentemente il sindaco si confonde con la richiesta di occupazione temporanea della Piazza del Campo, ai sensi della direttiva del Ministro dell’Interno 23.01.2009, ma visto il luogo concordato, il medesimo dello scorso anno, tale richiesta risulta essere del tutto eccedente ed ininfluente. C’è tensione tra opposte fazioni, provocazioni e sbeffeggiamenti, ma è normale che sia così, l’importante è mantenere i toni della critica sotto il limite della continenza. Pertanto, se le motivazioni del diniego restano quelle riportate dal sindaco, fatto salvo cause esterne all’oggetto dell’evento, la manifestazione si farà. A tal proposito riscontriamo che il numero dei partecipanti e degli interessati all’iniziativa è di fatto raddoppiato (3.700 persone coinvolte) dalla data dell’incontro a Siena con il Questore Piccolotti”
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Messaggio  jabru Dom Ago 14, 2016 7:52 pm

IL PALIO RACCONTATO NEI FUMETTI: DA TOPOLINO E I PERSONAGGI DI WALT DISNEY, ALLE RIVISTA THE TWILIGHT ZONE NEGLI STATI UNITI.

Dopo il Palio di luglio del 1950 (vinto dall’Onda con Gioia e Ciancone) il “Corriere dei Piccoli” (nel numero in edicola il 9 luglio) dedica un’intera pagina al Palio di Siena. E’ probabilmente questa la prima pubblicazione a fumetti ad occuparsi di Palio e nei decenni successivi ne seguiranno molte altre. “Topolino”, ad esempio, nel n.48 del 10 agosto 1952, riserva al Palio la copertina, mentre un racconto vero e proprio con i personaggi di Walt Disney protagonisti nelle strade e piazze di una Siena medievale durante la Carriera esce il 24 aprile 1983 su “Topolino” n.1430. Ancora su “Topolino”, l’episodio “Topolino al Palio di Siena” racconta la storia di Topolino e Minnie che venuti a Siena in occasione del Palio si trovarono a fare i conti con Pietro Gambadilegno, loro storico acerrimo nemico.


E’ il 1985 e negli anni successivi il giornalino della Disney parlerà sempre meno del Palio di Siena distaccandosi da ogni manifestazione che coinvolga animali. Bruno Tanganelli detto Tambus farà gran parte della storia del Palio a fumetti: il 1° luglio 1955 il “Giornale del Mattino” pubblica una striscia dal titolo “Le dieci al canape del 2 luglio“, con didascalie in versi di Luciano Fini e disegni di Tambus, strisce che poi riproporrà ne “Il Mangia“, diretto da lui stesso.


Il Palio, in versione fumetto, arriva anche negli Stati Uniti grazie a Giovanni Ticci, fumettista senese e disegnatore di Tex, che negli anni ’70 realizza una storia a fumetti per la serie di fantascienza The Twilight Zone intitolata “The Day of the Palio”: Tony Marco, uno dei fantini, per una distorsione temporale si ritrova nella Siena del 1672 e, dopo essersi lasciato “corrompere” per punizione viene condannato a cavalcare nottetempo in una Piazza del Campo deserta, per prepararsi a vincere il Palio, nella vana speranza di poter tornare nella sua epoca.

Ancora Tambus, nel numero 33 de “Il Mangia” del 16 agosto 1972, pubblica la versione tradotta in italiano. Molte altre storie sono state scritte, negli anni, ispirandosi alle peripezie paliesche, come quella uscita su “Linus” nel dicembre 1995, nella quale Sergio Staino racconta la gita della sua famiglia, attraverso il personaggio di Bobo, al Palio di Siena. Le tavole del fumetto sono state recentemente esposte in mostra a Siena.

Maura Martellucci

Roberto Cresti da SienaNews
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