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La Carriera e il dopo carriera

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La Carriera e il dopo carriera - Pagina 2 Empty Colombati parla di Osvaldo

Messaggio  jabru Mar Lug 08, 2014 7:46 pm

La difesa di Colombati: "Mettano sotto esame i 'bomboloni' prima del mio Osvaldo"


Polemiche sui cavalli dopo il Palio di luglio
di di Laura Valdesi

Siena, 8 luglio 2014 - E' uno che dice le cose di pancia, Alessandro Colombati. E la voce secondo cui il suo Osvaldo, cavallo che tiene come fosse un cagnolino, rischia l'esclusione ad agosto dopo una prova non proprio brillantissima nell'Onda per Provenzano, proprio non la manda giù.
Osvaldo in questa Carriera non ha brillato. Se troveranno altri nomi magari li proveranno... Fa parte del gioco del Palio.
"Non voglio puntare il dito contro nessuno però lasciatemi esprimere un desiderio. Vorrei vederlo assegnato a una Contrada che non è fresca vincitrice di Palio. E' toccato all'Oca e aveva vinto a luglio, adesso all'Onda e aveva vinto per l'Assunta. E poi i cavalli vanno giudicati nel contesto della Carriera e dei suoi giochi. Peraltro del tutto legittimi".
Oca e Onda non l'hanno sufficientemente impegnato, a tuo giudizio?
"Questo lo dici tu... Ripeto, mi sarebbe piaciuto soltanto vederlo in Contrade che avevano ancora più fame, forse si sarebbe potuto valutare davvero il suo valore. E poi, ogni proprietario-allenatore vorrebbe vedere al massimo dell'espressione il proprio cavallo in corsa con i migliori".
Verrà dunque ripresentato?
"E' rientrato benissimo al di là delle solite voci post-Palio. In sei giorni ha già recuperato dallo stress, l'ho portato con me a Ronciglione. Lo tratto come una persona, grazie anche alla collaborazione con Roberto Danesi. Poi tornerà a Siena per rimettersi alla scelta dei capitani. Saranno loro a decidere, ne rispetto la valutazione. Sicuramente è un cavallo che va rivisto perché, a mio giudizio, non si è ancora espresso come può. Basta rivedere i filmati delle Carriere e si capiscono tante cose".
Insomma, i dirigenti dovrebbero concedergli un'ultima opportunità.
"Prima di Osvaldo andrebbero messi sotto esame altri cavalli che hanno corso più Palii di lui, che hanno fatto esultare i popoli, che vengono considerati dei bomboloni ma finora non hanno mantenuto le promesse. Insomma, sono stati sopravvalutati".
di di Laura Valdesi da La Nazione
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La Carriera e il dopo carriera - Pagina 2 Empty Immagini e censura nel Palio

Messaggio  jabru Gio Lug 10, 2014 7:49 pm


PALIO, IMMAGINI E "CENSURA": IL DIBATTITO È APERTO

News 10-07-2014




La complessa macchina mediatica che gravita intorno al Palio di Siena, fa sì che si scatenino, spesso e volentieri riflessioni di ogni sorta. A "bocce ferme", comunque sia. Meglio infatti parlarne a freddo, quando gli animi si sono stemperati e l'emozione cede man mano il passo alla ragionevolezza.

Non sono queste le solite "chiacchiere da bar", di quelle che si fanno volentieri con gli amici, magari dietro un bel bicchiere di vino, così, tanto per spezzare la noiosa e monotona routine estiva. Quanto piuttosto riflessioni di una certa importanza, e che riguardano in maniera peculiare il Palio nella sua interezza, o meglio, l'immagine che di questa Festa vogliamo (e riusciamo) a dare al resto del mondo.

Senza scadere nella retorica nostalgica, è comunque sotto gli occhi di tutti come il mondo, anche e soprattutto sotto l'aspetto comunicativo, non sia più quello di una volta. Quella che stiamo vivendo è infatti un'epoca che vede l’intero sistema della comunicazione cambiare a ritmo vertiginoso, un sistema meno “centralizzato” di una volta e sempre più slegato dal mainstream ufficiale.

Viviamo infatti nel pieno dell’era digitale; del web 2.0, dei social network, dei tweet e dei selfie, come amiamo dire con un nuovo ed improvvisato tecno-slang; nell’era dei video ripresi e caricati quasi in tempo reale su Youtube, e di tutte le altre "usanze" tecnologiche entrate oramai a pieno titolo nella quotidianità di tutti, come lo sono l'andare a fare la spesa o il sorseggiare un caffè nel bar sotto casa. E' questa l'era del “citizen journalism”, o giornalismo partecipativo, dove chiunque, purché “armato” di un piccolo dispositivo come può esserlo un comune smartphone, può trasformarsi in un affermato reporter e mostrare al mondo intero, in pochi attimi, fatti di cronaca, scene di guerra, e manifestazioni popolari.

I milioni di visitatori che mensilmente raggiungono siti come Youreporter e lo stesso Youtube, dimostrano come la comunicazione, rispetto a pochi anni fa, si sia completamente trasformata.

Un cambiamento di gusti, e consumi, che ha messo in seria crisi persino l'intera industria dell'informazione, soprattutto quella tradizionale, trovatasi costretta a doversi aggiornare e riadattare, assecondando queste nuove tendenze per non rischiare di soccombere e scomparire. Un nuovo modo di intendere e fare informazione quindi, dove il lettore non è più soltanto il consumatore finale di una notizia, un utente passivo per intenderci, ma sempre più riveste un ruolo attivo, diventando egli stesso ingranaggio fondamentale della “filiera massmediatica”.

E in tutto questo cosa c'entra il Palio?

C'entra eccome! Perché con i tempi che cambiano così rapidamente, con il mondo dell'informazione in continua evoluzione, anche una Festa così tradizionale e secolare come quella di Siena, deve in qualche modo fare i conti con questi mutamenti. E come è successo per il settore dei mass media, così anche in questo caso è forse giunto il momento di rivedere le proprie posizioni, e tentare in qualche modo di scendere a patti con tali cambiamenti, almeno fino a quanto è possibile.

Lo dimostra proprio quanto accaduto nell'ultima Carriera, quella del 2 luglio scorso. O meglio, durante la terza prova. In quell’occasione infatti ben tre contrade sono rimaste coinvolte in una rovinosa caduta, per fortuna senza serie conseguenze per cavalli e fantini.

Chi si trovava in Piazza del Campo, all'interno dell'anello del tufo o comunque lontano dalla mossa, sicuramente non è riuscito a vedere bene quello che stava accadendo, ripromettendosi magari una successiva e più comoda visione davanti al televisore di casa. Il problema, in quella come in altre occasioni simili, è stato che alla tv quelle immagini, quei video, “stranamente” non sono stati passati. Quello che veniva trasmesso era soltanto un documento video mutilato, mozzato. Insomma, diciamolo con sincerità: troncato dall’implacabile mannaia della "censura".

Comprendiamo ed apprezziamo lo sforzo e l'attenzione posta da tutti i responsabili e attori principali della Festa, nel cercare di curare l’immagine stessa del Palio di Siena; del suo buon nome e della sua buona reputazione. Ma chiediamoci: nell’era dei vari Facebook, Twitter, Youtube e compagnia bella, dei telefonini così perennemente “incollati” alle mani di quasi ogni persona, in questa epoca di “giornalismo open source” quindi, ha davvero senso applicare una tale, "ferrea censura"? Tutela veramente la Festa, o al contrario, non sortisce un effetto boomerang incrinandone maggiormente la sua immagine?

Ragioniamo un momento e facciamo due conti, spostando l'attenzione al giorno del Palio: in una simile circostanza non è esagerato stimare la presenza, nella sola Piazza del Campo, di almeno 60.000 fotocamere "racchiuse" in altrettanti smartphone, 10.000 macchine reflex, (ed altrettante compatte), e almeno 5.000 handycam; ecco così trasformata la Piazza in un’immensa scenografia che non avrebbe niente da invidiare anche al set del più grande kolossal hollywoodiano mai realizzato. Ed in barba, poi, a tutte le varie normative che, minuziosamente, regolano la diffusione attraverso i media ufficiali delle immagini e dei filmati riguardanti il Palio.

Se infatti accade qualcosa in Piazza, (un cavallo che cade o qualche piccola scaramuccia tra contradaioli, per fare un paio di esempi), siamo sicuri che operando una censura del genere, risolviamo davvero il problema? Crediamo di no, perché nel preciso istante che le certosine forbici censorie staranno effettuando i loro tagli, migliaia di altri occhi indiscreti saranno pronti a catturare e diffondere in un attimo quanto ripreso, dandolo così in pasto all’opinione pubblica mondiale, e soprattutto a quanti non aspettano altro che ghiotte occasioni come queste per sputare i loro veleni sulla Festa senese.

E l’immagine stessa del Palio, l’avremo davvero curata e tutelata? Tutto il contrario. L'idea infatti che passerà, sarà quella di aver voluto nascondere, con una “censura” del genere, qualcosa di brutto, "losco", qualcosa che non si vuol far vedere, quasi fosse una cosa di cui vergognarsi, rafforzando così in quanti non perdono occasione per attaccare il Palio, l'idea tutt'altro che positiva sulla Festa.

A fronte di quanto esposto perciò, è normale che qualcuno si chieda se sia davvero giusto adottare con ipocrisia la "censura" più bieca, che sembra più appartenere ad un retaggio culturale molto lontano, da vecchi regimi totalitari, che non ad una città diretta erede di una delle più antiche Repubbliche del mondo e che si candida a Capitale Europea della Cultura.

Soffriamo molto quando un quadrupede si infortuna, ma questo succede anche negli ippodromi, e può accadere anche ad "un mustang" mentre scorrazza nell'immensità di un canyon americano o calpesta l'erba delle mitiche praterie del vecchio Far West. Crediamo che il Palio, per sopravvivere, non abbia bisogno della censura delle emittenti (locali e non) così come richiesta dal Consorzio della Tutela, perché se così fosse allora significherebbe che il Palio è davvero più morto che vivo, e finirebbe inesorabilmente di non sopravvivere a se stesso!

In Spagna nessuno si vergogna della Corrida, eppure tutti sanno che dopo si mangiano le bistecche di toro. Siamo allora i primi ad intimorirci della nostra Festa? O forse siamo troppo deboli per rispondere ai “diktat animalisti”? Se è così, allora vuol dire che ci hanno già sconfitto, che abbiamo perso la battaglia prima ancora di scendere a combatterla. Una battaglia che, tra l’altro, oggi più che mai, si combatte anche, e soprattutto, sul fronte dell’informazione. Della corretta informazione, che non nasconde la verità a colpi di censura, ma che anzi la mostra così come è, nuda e cruda. Meno “simpatica”, magari, almeno per i palati più politicamente corretti, ma sicuramente più vera.

Qualche tempo fa ci fu chi disse: “La Verità vi farà liberi”. Forse anche qui sarà il caso di tenere a mente, e possibilmente applicare, queste sagge parole.

Andrea Verdiani e Simone Benvenuti da OKSIENA

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